IL PAZZO E LA MONACA

 

 

NOTE DI REGIA

 

Nella mia messa in scena del Pazzo e la Monaca, proprio per restare fedeli alla poetica della forma pura, non ho seguito le indicazioni troppo naturalistiche dell'autore.

Ma il teatro della "forma pura" di Witkiewicz non è né astrattismo né teatro della crudeltà. Non è astrattismo perché la "forma pura" vuole essere libera scoperta delle nostre realtà, imprigionata nelle forme e nelle frasi fatte: scardinamento e non matematica contemplativa; non è il teatro di Artaud perché il teatro di Witkiewicz ci rappresenta soltanto -coerentemente con la cultura sua, del suo tempo e della sua classe- il disfacimento del mondo; non si può dire che il suo teatro sia disfattista perché il suo discorso è storicamente limitato e addirittura sottintende - per assenza - una possibile soluzione del problema.

 

Spettacolo politico: 1) ho coinvolto il pubblico già fin dal momento del lancio pubblicitario: allegria e tensione. 2) la rappresentazione del testo è preceduta da un happening; gli spettatori entrano in sala attraverso un labirinto dove è raffigurata la violenza istituzionalizzata, attraverso la contrapposizione di immagini di pazzi ricoverati nei manicomi - l'umana pazzia introversa- e di uomini pubblici e politici (ad esempio i colonnelli greci): la volgarità e la violenza estroversa e legale. 3) gli spettatori sono ricevuti da infermieri e trattati come pazzi: due gabbie sul palcoscenico sono destinate agli agitati e ai furiosi.

 

Divertimento: tutto è feroce dissacrazione e perciò tutto è divertimento. La dissacrazione della scienza medica è figura della dissacrazione di tutti i falsi ideali. Così la Madre Superiora è impersonata da un uomo e la croce che le pende sul petto di trasforma in un bocchino '1920'. Citazioni di Wagner e D'Annunzio, come essenza della pseudo-cultura fascista dei benpensanti, accanto ad un trio pornofonico, come assaggio, solo apparentemente contrastante, dei mass-media.

 

L'allargamento del testo: per ottenere gli effetti voluti ho dovuto fare una mia riduzione del testo. Le due chiavi dello spettacolo: 1) siamo in un manicomio, tutti sono pazzi; 2) tutto è una buffonata: lo spettacolo si svolge in un circo ed è guidato da un nuovo personaggio: una domatrice.

 

Gli eroi positivi: il mio spettacolo è politico proprio perché è puro divertimento, è impegnato proprio perché è liberissimo. Il contrasto fra palcoscenico e labirinto c'è e non c'è; sul palcoscenico la gioia dell'iconoclastia nasce dalla rabbia della falsità politica.

Gli eroi positivi sono sottintesi e perciò, di fatto, nello spettacolo non ci sono. Nel momento della massima confusione e volgarità umana, mentre tutti si accapigliano, entrano due animali antidiluviani: nel mondo alienato di Witkiewicz la voce degli eroi positivi non può essere storica, ma è il silenzio della natura.

 

Gli attori recitano anche le didascalie. Questo effetto epico consente una recitazione estraniata, ma non in senso propriamente didascalico, ma come indicazione di quella alienazione che trova una delle sue forme d'espressione nel fumetto.

 

(Note relative allo spettacolo dell'ottobre 1970) .

 

ARNALDO MOMO
 

 
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